Luna, Luna Pop, Selenomanie, Viaggi

Dalla Luna alla Terra

Credo che sia un capolavoro mediatico ad oggi ancora insuperato. Sentire le loro parole ancora oggi, a distanza di 50 anni, è emozionante.

Ci stiamo avvicinando all’alba lunare e per tutte le persone che rimaste sulla Terra, l’equipaggio di Apollo 8 ha un messaggio che vorrebbe condividere con loro.

In principio Dio creò il Cielo e la Terra. E la Terra era informe e deserta e le Tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle Acque.
Dio disse: «Sia Luce!». E la Luce fu.
Dio vide che la Luce era cosa buona e separò la Luce dalle Tenebre e chiamò la Luce giorno e le Tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. Dio disse: «Sia il Firmamento in mezzo alle Acque per separare le Acque dalle Acque». Dio fece il Firmamento e separò le Acque, che sono sotto il Firmamento, dalle Acque, che sono sopra il Firmamento.
E così avvenne.
Dio chiamò il Firmamento Cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. Dio disse: «Le Acque che sono sotto il Cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto Terra e la massa delle acque Mare.
E Dio vide che era cosa buona.

E dall’equipaggio dell’Apollo 8, vi salutiamo augurandovi Buona Notte, Buona fortuna, Buon Natale e che Dio vi benedica, tutti quanti sulla buona Terra.

Luna, Luna Pop, Selenomanie, Storia, Storia della Scienza

Round the Moon and back

Accadeva oggi. Sulla rampa 39 A del complesso di lancio di Cape Canaveral, Florida, l’enorme Saturn V, frutto del genio di Wernher von Braun, era pronto ad accendere i suoi motori e ad andare là dove era destinato ad andare. Sulla sua sommità, la piccola capsula Apollo 8 era pronta a portare tre uomini e le speranze di un’intera nazione, alla volta della Luna.

Il 1968 era stato un anno molto complicato per gli Stati Uniti; erano morti sotto gli occhi del pubblico leader pacifisti e candidati presidenziali, la Guerra in Vietnam continuava a mietere vittime su tutti i fronti, nei college erano iniziate le manifestazioni studentesche e sembrava che il paese si avviasse verso una crisi dalla quale non sarebbe uscito in modo positivo. L’accelerazione che venne data al programma spaziale, era un modo strategicamente pensato per riaccendere la speranza nei cuori della gente e ricordare quanto in alto era capace di arrivare l’ingegno umano.

Si pensa ancora oggi che la generazione di quegli anni sia stata quella del coraggio, dell’ambizione, della fiducia e delle grandi imprese. Quando si parla di corsa allo spazio tutti hanno ben in mente il primato di Sputnik 1, il primo uomo nello spazio, Gagarin, l’eroica impresa di Apollo 11, il fallimento di grande successo di Apollo 13. Bisogna però ricordare che 21 dicembre del 1968, alle 12:51:00 (UTC), partiva la missione Apollo 8, quella destinata in realtà a mantenere la promessa che J.F. Kennedy aveva fatto come risposta alla sfida spaziale che fino a quel momento era stata dominata dall’Unione Sovietica: portare tre uomini sulla Luna e farli rientrare sani e salvi sulla Terra. È vero, Frank Borman, James Lovell e William Anders, sulla Luna non sono scesi, ma sono comunque stati i primi ad andarci. Sono stati i primi tre uomini a vedere il loro pianeta d’origine dalla prospettiva di un altro corpo celeste, ma soprattutto sono coloro che forse più di tutti gli altri, in un anno difficile come era stato il 1968, hanno riacceso la speranza nella scienza e nella tecnologia, muovendo quegli “ultimi passi” che sarebbero serviti, sette mesi più tardi, a lasciare la nostra impronta sul nostro piccolo, meraviglioso, satellite.

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Facciamo luce sui ‘secoli bui”

Come è noto ho un piede nel mondo scientifico e uno in quello umanistico e questa volta me la prendo con i membri del primo di questi due mondi perché a volte sarebbe meglio stare zitti e lasciare il dubbio di non sapere le cose piuttosto che aprire bocca e dare conferma della propria ignoranza.
Mi riferisco a quella che considero essere cultura generale, perché spesso si ritiene scandaloso non saper svolgere le funzioni trigonometriche, ma invece continuare a sostenere nel XXI secolo che il Medioevo ha solo dato i così detti ‘secoli bui’ va bene.
No non va bene per niente e io mi sono stancata di vedere la comunità scientifica nuovamente appellarsi a questo falso mito non appena un progetto di ricerca o lo stanziamento di fondi non va come dovrebbe. Mi riferisco a questa immagine che sta spopolando sulla mia bacheca e sulla quale vi invito a cliccare per sapere di cosa parlo in quanto contiene dei gravi errori culturali, aldilà del messaggio che posso anche valutare di condividere.

Vorrei a questo punto ricordare alla cara comunità scientifica le seguenti cose:
• Se siete in grado di usare formule e contare con lo zero è grazie agli indiani, agli arabi e al Medioevo.
• Se scrivete con un alfabeto comprensibile a metà del mondo civilizzato è grazie ad un brav’uomo che si chiamava Carlo Magno (per chi non lo sapesse siamo nel IX secolo d.C.) e che se anche era analfabeta può essere considerato il progenitore della cultura open access che a voi piace tanto.
• Gli occhiali che probabilmente dovete portare perché a passare la vita davanti ai pc le diottrie ne risentono, indovinate? Medievali anche loro.
• La lingua italiana che avete usato per scrivere le vostre castronerie sul Medioevo, è medievale.
• Accettando la convenzione storiografica del 1492 Lorenzo il Magnifico muore nell’anno che segna la fine del Medioevo, quindi rassegnatevi, l’umanesimo e il primo rinascimento fiorentino, vanti nazionali in tutto il mondo, sono medievali.
• Per la stessa convenzione di cui sopra il genio di Da Vinci, probabilmente tra i vostri miti dell’infanzia, è medievale.
• Volendo nel dubbio prendere la convenzione della metà del Quattrocento e dell’invenzione della stampa sappiate che non è che una mattina Gutenberg si è svegliato e ha detto ‘oh che bello oggi inizia l’era moderna’ cosa che fa di lui al 100% un uomo medievale.
• Per concludere, anche se forse non vi farà molto piacere, sappiate che le università dove avete studiato e fate ricerca, ebbene sì, rassegnatevi, nella maggior parte dei casi sono medievali anche loro.

La prossima volta, prima di dire che il Medioevo sono ‘secoli bui’, pensate a quante cose fate oggi grazie al Medioevo. Detto questo, io sarei solo contenta se ci muovessimo verso un ‘nuovo Medioevo’ invece che verso la deriva culturale alla quale ci stiamo tristemente avviando. 

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Una superficie è meglio di una retta

CicapFest, giorno 2

Sono seduta su un piccolo tavolino in uno dei momenti di pausa dopo essermi barcamenata tra sedie, gradini, postazioni improvvisate e inseguimenti fino al back-stage. Piero Angela da quasi 24h ha nella tasca del suo cappotto le domande che mi servono per la “parte finale” della tesi, mi ha fatto una dedica speciale in un capitolo speciale della sua biografia che custodirò gelosamente fino al momento della discussione, quanto a me, a distanza di qualche anno dal mio scetticismo iniziale, mi sono rassegnata al fatto che per quanto si possa essere determinati e testardi a volte, nella vita, è importante essersi creati i contatti giusti ai quali rinnovo la mia più totale e incondizionata riconoscenza. Paolo Attivissimo, la massima autorità nel debunking lunare mi ha rinnovato la sua disponibilità ad aiutarmi nella parte che gli compete nello specifico, tra lo stupore per essere riuscita ad avere forse qualche inedita dichiarazione da Tito Stagno e l’ammirazione per la tenacia di star portando avanti un progetto ambizioso su un argomento ingombrante. Nella borsa custodisco il prezioso schizzo dello storico disegnatore di Urania Franco Brambilla, il Lem, 50 anni dopo (o quasi) e intanto racconto divertita alla signora che mi sta preparando il caffè come ieri sera, alla Notte dei Ricercatori, alcuni stand sono rimasti in soggezione dal cartellino CICAP che mi ero dimenticata di togliere e si sono sentiti in dovere di dare rigore e chiarezza alle informazioni che davano. E così da semplice curiosa mi sono ritrovata ad essere opinionista critica di giovani devo dire entusiasti del loro lavoro e che tanto stanno facendo per il mondo della ricerca.


Aldilà di queste avventure quello che forse mi resta più impresso è la conversazione con un gruppo di giovani universitari, incuriositi dalla mia ricerca al punto da chiedermi come sono arrivata dove sono ora, al mio III anno di un progetto ambizioso su un argomento ingombrante. Affascinati quanto increduli dalla varietà di strade e percorsi intrapresi mi hanno parlato delle loro di scelte, della diversità e della varietà delle loro formazioni preoccupati di non riuscire a trovare un compromesso tra i diversi interessi e i diversi cammini iniziati. Mi hanno espresso le preoccupazioni e il loro rammarico su questo futuro digitale e pieno di input che spesso viene loro imposto dai nuovi canoni, quando a volte, forse, sarebbe meglio essere semplici, chiari e motivanti riconducendo anche i macro-complessi argomenti ad esempi alla portata di tutti. Da lì il titolo di questo post, che non è una dedica di qualcuno di questi grandi luminari, ma una frase che un ragazzo mi ha chiesto di scrivergli sotto il suo quaderno di Psicologia Generale come un mantra motivazionale. Sotto le illuminazioni dei fatti nell’era della post verità ho riflettuto sul problema della specializzazione, di una retta che mira dritta ad un punto e di una superficie ampia, dispersiva, ma piena di tante rette che conducono ad altrettanti punti, con deviazioni più o meno “ordinarie”, voleva che lo scrivessi sotto la dedica che qualche istante prima gli aveva fatto Piero Angela e sotto di lui un noto Antropologo Mentalista. Ho preferito un piccolo angolo in una pagina piena di appunti.

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The Dragon and the Wolf: opinioni a “freddo”

Mi ero ripromessa di aspettare qualche giorno in modo di dare a tutti il tempo di recuperare e a questo punto, data la lunga meditazione ho deciso di aprire una tematica apposita nel blog e di inaugurarla con un bel commentone sull’ultima puntata della Settima stagione di Game of Thrones.

Inutile dirlo, contiene spoiler, molti, moltissimi spoiler.


Procederò con ordine tenendo presente che ho scritto i commenti mentre guardavo la puntata per una visione totale di circa 3 ore:

– 15-18 mesi senza gli scambi Bronn/Jamie come faremo?
– Shippissima tra Briennone e Sandrone! Ora non so se voglio più i figli mostruosi con Tor o un piccolo esercito di cavalieri erranti con lui! Grandi, grandissimi personaggi con un senso dell’onore distante tra loro ma genuino. Anche se sospetto che la Briennona non ha pensieri che per Jamie (e falla scema)
Jorah! Datemi un Jorah che in abiti nordici è fiQuissimo e poi avrà bisogno di essere consolato (in alternativa va bene anche Euron)
– Bellissima la regia dell’ingresso alla Fossa con le coppie di nemici che si fissano!!!! #mièpiaciuta!
#CLEGANEBOWL! Lo aspetto, lo aspetto con ansia!
Dany comunque non è una brava mamma…a Drogon così vengono manie di protagonismo, è il caso che si trovi un cavaliere per Rhaegal quanto prima! *lancia Jon*
– Povera illusa Cersei che credeva che la regina più giovane e bella di lei fosse la Margherita…Bitch please!
– Gli occhi del morto non sono un po’ troppo blu? Aveva ospiti?
– Solo io ho visto gli occhi di Qyburn a cuore quando aveva la manella in mano? Della serie “maledizione, c’è qualcuno che ha fatto un lavoro migliore del mio con la Montagna…NK ISTRUISCIMI!” e Bend The Knees al Re della Notte in 3-2-1
Euron che finge di andarsene senza che nessuno dica niente è lo scherzone peggiore di tutti i tempi
– Il discorso di Jon sulla lealtà, il giuramento, le bugie e le promesse, anche se era rivolto a Ned io ho pensato a mamy e papy veri
Jon, tra le righe: “La tua famiglia, (che per altro è la mia), non ha ancora visto la sua fine, la Strega non è attendibile, ci penso io!”
– Pucci Theon. Vai piccolo polipino evirato (a volte serve a qualcosa), siamo tutti con te!
– Quanto a Cersei, folle, sì, ma fondamentalmente vulnerabile, ha mostrato il suo lato umano con la paura per la gravidanza (coff coff) e con entrambi i fratelli quando l’hanno provocata sul farli fuori, un gran senso della famiglia alla Lannster vecchia maniera. Mi è piaciuta sì, anche se è folle, molto folle.
– Grande Inverno scena fighissima! Sapevo che il duetto Stark aveva in serbo delle sorprese, ma hanno superato le aspettative. Per la prima volta ho adorato #sansasperanza risoluta e adulta (e mi farà fare tantissimi punti!) e Arya (che anche lei ha sempre più la chioma alla Ned) flemmatica e austera ha avuto la sua degna chiusura di stagione. Brave brave! (Ciao ciao Ditocorto! Meglio che tu sparisca perché per il gioco del trono nessuno ha tempo ora)
– Mi aspettavo quasi le Piogge di Castamere ad un certo punto dell’ultimo dialogo Cersei/Jamie °_°
– La visione di Bran era anche ora (punti, tanti punti)! Boh Rhaegar e Lyanna ammetto mi sono sempre piaciuti come idea più di lei con Robert che vedevo meglio con accanto una alla Briennona, quindi non posso dire nulla, ma potevano evitare di rispolverare la parrucca di Viserys
Tyrion che guarda la porta che si chiude per me è perché coglie tutta la forza e la debolezza di quella situazione e perchè per me nell’erede ci spera pure lui!
– Veniamo a Jon e Dany, dunque, adoro gli attori, ma loro non sono i miei personaggi preferiti della serie tanto meno nei libri. Ho imparato nelle ultime stagioni ad apprezzarli di più e assieme mi piacciono, li vedo presissimi l’uno dall’altra e sì, finirà male malissimo.
Arya non sa più chi è, mandatela da Gendry a fare un ripasso vi prego!
– E poi il disgelo! Fiamme blu! Le aspetto da anni!!!!!! Bellillo lui sul suo pet! Con il suo esercito dove ci sono anche Hodor e Uncle Ben di sicuro!
Viseryon undead è il drago più figo! Anche se speravo di sentire la lingua ancestrale del NK dare ordini, mica può dirgli Dracarys
– L’indizio della mappa con il passaggio abbattuto alla fine era vero (puntih, tanti puntih!)


Su Jamie invece voglio spendere qualche parola in più: premesso che sono in parte influenzata dai libri, ma credo che in assoluto sia il personaggio che psicologicamente sta avendo le evoluzioni e le involuzioni migliori della saga. Sicuramente è quello più strutturato e oltre a riprendere alcuni dei canoni classici del romanzo fantasy e dell’immaginario del cavaliere si mostra esattamente con tutta la sua forza, il suo passato, la sua fama e le sue debolezze. Vederlo salire sul cavallo senza effigi del suo passato, coprendosi anche la mano dorata mi ha stretto il cuore e credo che vinca a mani basse proprio il premio come migliore non della stagione, ma dell’intero universo GOT.

Detto questo: – Mi rifiuto di pensare che Tor e Beric siano finiti male così come tutti gli altri, tipo Gendry il cui reinserimento non avrebbe avuto senso. Per me sono rimasti lì sopra e dovranno capire come scendere ma SONO VIVI, OH! – Lena e Peter bravissimi, c’è poco da fare! – Jon avrà anche il lato B del David, ma ha sempre più i capelli di Ned e mi chiedo il 50% paterno dove sia, forse appunto nel lato B?! – Sono curiosa di vedere cosa accadrà quando Sansa vedrà Daenerys…e soprattutto se un giretto sul drago ad Arya lo farà fare. Attendo fanfiction su Natale a casa Starkgaryen!

Con questa passo e chiudo.
Svegliatemi quando va in onda la 8×01.


		
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The dark side of the moon

..oppure “cosa pensavano gli astronauti quando sorvolavano il lato oscuro della Luna?”

Questo post da #vitadadottoranda in realtà esula solo in parte dagli obiettivi di questo blog, ma ho deciso di rispondere alla domanda, che faccio in realtà più a me stessa: cosa si fa a meta del II anno quando si va in vacanza?
Premesso che ho già promesso che verrà dedicato il giusto spazio alla rubrica diari di viaggio, da inaugurare con un classico decalogo del viaggiatore come sopravvivenza soprattutto a Trenitalia e alle Ferrovie dello Stato (italiano?). Assodato che al mio rientro nella Selva Turrita non mancherà qualche consiglio pratico di gestione di una regolare attività fisica in piscina nei mesi invernali con tanto di indicazioni sulla manutenzione dei capelli lunghi, questa volta ho deciso di voler spendere due parole su come può cambiare la tua vita quando non hai internet. Cosa che inoltre, in questo momento, mi rende impossibile fare una stima di quando questo post verrà pubblicato.

Tralasciando la disintossicazione forzata da ogni strumento sociale, Facebook o Instagram che sia, con foto di manicaretti locali e tramonti pastello che vengono pubblicati con giorni di ritardo, tutti assieme, cosa che ti setta sul fuso orario polare nei mesi estivi in un perenne crepuscolo e probabilmente con un menù a 20 portate degno di un banchetto nuziale. Sono giorni che devo dire mi godo il fatto di non sapere i miei amici e parenti cosa fanno e non far sapere loro nemmeno cosa faccio io. In quei pochi minuti di barlume di pallette e 4G corro ai ripari con morigeratezza, ma devo dire che delle due preferisco approfittare di qualche errore e interferenza delle antenne per fare una telefonata e riscoprire il valore della parola.
Anche se questo regime sta mettendo a dura prova la mia tabella di marcia e io, che bella come il sol leone speravo di dedicarmi ad una veloce consultazione di archivi online per tenermi in pari nel mio largo anticipo, mi trovo a dover ciclicamente fare macumbe con il wifi per casa cercando di individuare la finestra prescelta per uno scatto di tacche mentre la scritta “internet non disponibile” lampeggia sul pc, che non è nemmeno il mio, con la stessa aria nostalgica delle vecchie insegne dei motel. Pensavo questa sera di provare con un falò propiziatorio alimentato a sale e scirocco o interpellare qualche fattucchiera locale per vedere se qualche santo o qualche profano mi assiste.

E poi penso al povero Michael Collins, che per le 21 ore e mezzo che i due compagni dell’Apollo 11 hanno trascorso sulla Luna, è stato difatti l’uomo più solo dell’universo. Penso al fatto che ogni volta che sorvolava il lato nascosto del satellite, il così detto dark side of the moon, aveva 40 minuti di silenzio totale, oserei dire assoluto e mi rendo conto che la mia rigida tabella di marcia può sicuramente aspettare.

Pronta a chiudere il pc per respirare l’aria (cit.) di mare sul balcone, mentre una falce di Luna crescente mi guarda da sud-ovest mi chiedo con il naso all’insù:

che suono aveva il silenzio per Michael Collins mentre sorvolava il lato oscuro della Luna?

1969, Luna, Luna Pop, Pop Science, Selenomanie, Storia, Storia della Scienza

Quando l’Aquila è atterrata

Era 20 luglio del 1969. L’ultimo decennio che aveva guardato in faccia assassini di presidenti e leader pacifisti, aveva visto il nascere del movimento Hippie con la sua massima espressione in quello che sarebbe stato il festival di Woodstock, le sale cinematografiche avevano portato al successo l’Odissea nello Spazio di Kubrick, mentre per radio passava la Space Oddity personale di David Bowie, alternata a quei singoli dei Beatles che sarebbero diventati famosi con gli ultimi album. Erano gli anni della coraggio e della rivalsa e quel giorno tutto il mondo tenne per qualche istante il fiato sospeso mentre guardava nella stessa direzione.

Gli orologi a Huston segnavano le 15.17, in Italia erano le 22.17 proprio come in questo momento, quando il modulo Eagle con due uomini a bordo raggiunge il Mare della Tranquillità. Dopo anni di viaggi fantastici, visionari e surreali, dopo Astolfo alla ricerca del senno perduto di Orlando, Cyrano e i suoi imperi selenici, Jules Verne che aveva creato un vero e proprio Gun Club immortalato dalla pellicola naïve di Georges Méliès, dopo che era stata proprietà quasi esclusiva di poeti, musicisti e sognatori, quella giorno l’umanità conquista la Luna.

È giusto che questo viaggio parta proprio da qui, da quello che è una fine ed un principio, da un momento che da quasi due anni è un po’ mio, un po’ di tutti quelli che guardano la Luna e a prescindere dal fatto che siano poeti, scienziati o sognatori provano ancora oggi da buona dose di emozione, che si tramuta quasi in invidia per chi quella lontana domenica sul finire degli anni Sessanta ancora non c’era.  È una strada accidentata quella che conduce alle stelle, ma io ne raccolgo con orgoglio le eredità e di questo e di molto altro intendo raccontarvi la storia.


Era 20 luglio del 1969 quando una nemmeno troppo disturbata comunicazione spaziale, comunicava che “The Eagle has landed”.